Si può imparare giocando? Carlo Carzan e Sonia Scalco rispondono sì a questa domanda: credono fortemente nel valore educativo del gioco, tanto da dedicare all’argomento ben 5 libri per bambini. Sono libri dove si gioca, naturalmente, e dove, giocando, i giovanissimi allenano logica, memoria, curiosità, concentrazione nonché tante altre competenze e abilità. Tutto è nato da Allenamente (da 8 anni), il primo libro della serie, a cui sono seguiti Allenamente junior (da 5 anni) e tre proposte ispirate ad altrettanti personaggi geniali e al loro modo di pensare: Pensa come Leonardo da Vinci, Pensa come Albert Einstein e, infine, Pensa come Sherlock Holmes (tutti e tre da 8 anni).
Abbiamo rivolto alcune domande a Carlo e Sonia, per capire come si può imparare giocando.
La prima essenza del gioco è costituita dal divertimento e dal piacere che porta con sé. Proprio per questo è un’ottima chiave per migliorare le abilità di un bambino e, perché no, anche di un adulto. Il gioco è il modo più avvincente per imparare. Le capacità della nostra mente possono essere allenate e di conseguenza potenziate: memoria, logica, osservazione, capacità di risolvere i problemi, creatività necessitano di un esercizio continuo e costante, e i giochi sono uno strumento efficace per agire in tal senso. Sono divertenti e sfidanti, e proprio per questo non trovano barriere da parte dei bambini. Si può dire che sono gli attrezzi della nostra “palestra della mente”.
Einstein diceva “Chi non ha mai commesso un errore non ha mai sperimentato nulla di nuovo”. Essere disposti a sbagliare significa anche essere pronti a provare nuove esperienze. Fare un errore è un’esperienza spiacevole, ma non dimentichiamo che dinanzi a uno sbaglio ci sono sempre due possibilità: viverlo come un fallimento o come una sfida. Nel primo caso i bambini si arrendono e non attivano alcun processo di apprendimento; nel secondo, invece, usano l’errore come punto di partenza e non come punto d’arrivo. In un contesto come quello del gioco si mettono alla prova senza temere ricadute, sono quindi più disponibili a rischiare l’errore e a ripartire da qui per riprovare e magari per cambiare approccio. In questo modo l’errore aiuta ad acquisire maggiore consapevolezza, a ragionare sull’azione fatta e diventa perciò un valore aggiunto.
Una buona strategia può essere quella di cercare più soluzioni possibili allo stesso problema, in modo da allenare il cervello a usare le informazioni da punti di vista differenti. Un esempio? Provate a giocare con altre persone alla parola intrusa: trovate quella che non ha nulla in comune con le altre e spiegate il perché.
Donna Fiaba Uomo Cattedra Trottola Montagna
Scrivete le soluzioni su un foglio, infine leggetele a voce alta. Quante sono sbagliate? Quante giuste? Non c’è una soluzione unica: potrebbe essere la parola “uomo”, che è l’unica maschile, o la parola “fiaba”, che è l’unica astratta. Il trucco sta nel considerare le parole da angolazioni diverse, al contrario di ciò che capita quando cerchiamo una sola e unica soluzione. A voi la ricerca di altre soluzioni, basta motivarle in modo convincente. L’obiettivo di questo gioco è scoprire che anche ciò che può sembrare un errore non lo è, e mettere il cervello nelle condizioni di accettare più risposte possibili.
Approcciandoci a queste figure, abbiamo capito che ognuna ha sì dei punti di forza, ma non è perfetta, anzi, è più vicina a noi di quanto si possa immaginare. Perché, dunque, non provare a prenderne spunto? Con i nostri libri vogliamo invitare i bambini a scoprire le capacità di questi personaggi, a esplorare il loro metodo di apprendimento e a utilizzarlo come modello nella quotidianità come a scuola. Da Vinci è un maestro di creatività, Einstein non si fa scoraggiare dall'errore, Holmes è imbattibile in fatto di logica e concentrazione. Ogni libro propone quindi una serie di giochi e attività ispirati a queste menti geniali, con cui i lettori possono esercitare e affinare le loro competenze. Come ricordiamo sempre, l’obiettivo di tutto ciò non è però diventare un genio, ma dare il meglio di sé.
Spesso l’idea d’imparare giocando è stata vista in netta contrapposizione con il mondo scolastico e formativo, ma non c’è niente di più falso! Saper stare insieme, seguire delle regole, studiare, conoscere sono punti di riferimento per un educatore, ma bisogna renderli piacevoli per ottenere dei risultati. Presentare sotto forma di gioco o con un “metodo giocoso” un’attività facilita il suo svolgimento e rende più vicini gli obiettivi da raggiungere. Nei nostri corsi di formazione, i docenti riscoprono il piacere di giocare e tutte le potenzialità che il gioco può avere a scuola. Con loro abbiamo identificato cinque elementi che lo rendono utile a scuola:
Infine, ci teniamo a sottolineare che tutto il percorso dei nostri giochi è fortemente legato all’idea che abbiamo di educazione alla lettura: proviamo a stimolare la curiosità del lettore, lo accompagniamo tra le pagine, ma allo stesso tempo gli forniamo gli strumenti per una lettura autonoma e personale.
Una delle frasi più belle che abbiamo ricevuto in dono è stata quella di un giovane lettore durante un incontro a scuola: “i vostri libri mi sono piaciuti perché mi aiutano a conoscere meglio me stesso e a migliorarmi, ma soprattutto perché mi sono divertito tantissimo a giocare”.