Il “gioco della conoscenza”, come lo chiama Stanislas Dehaene, ha inizio alla nascita e non si esaurisce mai nel corso della vita. Appena nati, i bambini si guardano attorno curiosi. Non sottovalutiamoli. Ogni bimbo possiede nuclei di competenze innati: sa cosa è un oggetto, ha il senso del numero e l’istinto per il linguaggio, è in grado di comprendere chi ha vicino… Sono tutti moduli presenti nella mente, che l’educazione permetterà poi di elaborare e di strutturare. A noi adulti spetta il compito di allenare l’intuizione dei piccoli fin dalla più tenera età e di connetterla con ogni tipo di conoscenza, in particolare con quella offerta dai libri.
Vi accorgerete dell’interesse che un neonato manifesta quando gli mostrerete, per esempio, i cartonati di Tana Hoban. Nelle prime settimane di vita favoriscono lo sviluppo dell’area visiva e più avanti, nei mesi successivi, consentono di cogliere nessi e relazioni tra le cose. Mappare lo spazio, riconoscere gli oggetti e le persone, definirne le caratteristiche, ascoltare ogni suono per capire che cosa sono le parole (e apprendere di conseguenza il linguaggio) è un gioco meraviglioso e appassionante. Per tutti, ma soprattutto per i bebè. Scoprirete presto che i piccoli hanno “fame” di conoscere. E che adorano ascoltare il papà o la mamma che leggono loro i libri. Occorrono libri “buoni”, che alimentino il desiderio di capire e che nutrano la mente. Perché, se il nutrimento non è di qualità, i bimbi finiranno per perdere l’appetito.