Il mese delle Stem (acronimo di science, technology, engineering e math) vuole sensibilizzare gli studenti allo studio delle discipline scientifiche e tecnologiche, superando il divario di genere. Solo il 38% delle ragazze indirizza, infatti, il percorso formativo e professionale verso le discipline cosiddette Stem, e le ragioni sono da ricercare anche negli stereotipi che vogliono le donne meno predisposte verso tali materie (per saperne di più sul mese delle Stem clicca qui).
In occasione di questa iniziativa, abbiamo chiesto a tre autrici di raccontare altrettante donne nella scienza. Qui proponiamo l'intervento di Vichi De Marchi su Sofia Kovalevskaja.
di Vichi De Marchi, autrice di La trottola di Sofia
Sofia Kovalevskaja nasce nella Russia profonda degli zar e della proibizione per le ragazze di studiare all’università. Cresce in una famiglia agiata, ma vive gran parte della sua infanzia e adolescenza nell’isolamento della campagna russa, dove la neve sommerge il mondo circostante per lunghi mesi.
Eppure, nonostante il divieto di proseguire gli studi in patria e la quasi solitudine in cui vive, Sofia Kovalevskaja diventa una delle più note matematiche al mondo e la prima donna dell’Europa moderno-contemporanea a insegnare all’università, nel Vecchio Continente.
Nella sua vita si intrecciano anche molti pezzi della Storia con la S maiuscola. Ci sono i movimenti politici che agitano i vecchi equilibri; dalla Comune di Parigi all’influsso nel nichilismo nel promuovere l’istruzione femminile. Ci sono le figure intellettuali di spicco – da Dostojevski a Newton – con cui intreccia un dialogo e una frequentazione. E c’è la comunità dei matematici.
In questo contesto, Sofia lancia la sua sfida. Studiare a tutti i costi, anche al prezzo di abbandonare la propria patria, per frequentare l’università in Germania e poi lavorare in Svezia. Anche accettando di farsi proteggere da un amico-marito che sposa solo per poter avere il passaporto e andare a studiare là dove è possibile. È un mondo “maschile” quello in cui agisce Sofia. Senza un uomo – un padre, un fratello, un marito – nulla è possibile. Neppure viaggiare. O studiare.
Qual è dunque la forza che rende Sofia così determinata nel voler coronare il suo sogno di diventare una grande matematica? Innanzitutto la passione per una materia che non vive come un’arida sequenza di numeri ma come un gioco sospeso tra inventiva e immaginazione. Per essere matematici bisogna essere anche un po’ poeti, ricordava a tutti Sofia.
Sofia segue la sua passione. Ma la passione e la determinazione a trasformare i sogni in realtà sono debitrici di molte altre cose. Innanzitutto si alimentano delle letture fatte nelle lunghe giornate invernali, attingendo dalla fornitissima libreria paterna. E sappiamo che il mondo dei libri apre strade e percorsi infiniti per chi ne sa cogliere le suggestioni e il valore.
Nella passione di Sofia per la matematica giocano un ruolo fondamentale alcune figure di riferimento. Lo zio scienziato, il padre austero e parco di parole, ma appassionato lettore. Loro credono in Sofia, le danno forza e fiducia in sé stessa, rompono lo schema tradizionale della donna.
Si tratta di insegnamenti che valgono anche oggi. In un percorso di emancipazione al femminile, il darsi valore e il credere nei propri sogni sono tappe fondamentali nella costruzione del Sé. Ed è forse questa l’essenza della vita di tante donne scienziate di cui tutte noi (e tutti noi) siamo debitrici.