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Giornata internazionale delle donne nella scienza 2020

Ricordare che la partecipazione delle donne nella scienza va rafforzata e incoraggiata e che devono essere garantite pari opportunità nella carriera scientifica: sono questi gli obiettivi della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, che si celebra l’11 febbraio.
Indetta dalle Nazioni Unite nel 2015, promuove il superamento di pregiudizi e stereotipi di genere che  limitano la presenza femminile nel mondo scientifico.

In quest’occasione, condividiamo l’intervista a Sylvia Earle, leggenda vivente dell’esplorazione degli oceani.
Fin da bambina, ha nutrito un amore sconfinato per il mare e così, appena ventenne, ha concluso la sua prima immersione con una certezza: diventare biologa marina. Da allora, non ha mai smesso di battersi in difesa del “cuore blu del pianeta”.

L’intervista è tratta dal libro La signora degli abissi, di Chiara Carminati.


I tuoi genitori ti hanno insegnato a rispettare tutti gli esseri viventi e ti hanno sostenuta in ogni tua scelta: quant’è importante educare i ragazzi a rispettare l’ambiente in cui vivono? E quant’è importante per i ragazzi incontrare qualcuno che li ispiri?

Sono stata fortunata a crescere in un tempo e in un luogo dove la natura era a portata di mano, nel giardino dietro casa. I miei genitori mi hanno incoraggiato a esplorarla e ciò mi ha riempito di stupore. Il mio primo incontro con l’oceano è avvenuto sulla costa del Jersey quando avevo tre anni e un’onda mi sommerse. L’oceano aveva sicuramente attirato la mia attenzione, ma non avevo paura, era inebriante. Da allora ha catturato la mia immaginazione e non ha mai smesso di farlo. Ogni volta che scivolo in acqua, è come tornare a casa. C’è così tanto da scoprire: nonostante i progressi fatti nel campo delle esplorazioni oceaniche, si sa ancora poco, solo il 5% degli abissi è stato esplorato. Abbiamo bisogno di giovani che sappiano meravigliarsi e incuriosirsi, e dobbiamo dare loro l’opportunità di entrare in connessione con la natura e i suoi ecosistemi. Dentro ogni piccolo organismo c’è un intero mondo fatto di molti elementi diversi.


Oggi le donne spesso soffrono di un senso di inadeguatezza nel cercare di conciliare la vita familiare con quella professionale. Che cosa diresti alle ragazze che vogliono realizzarsi nel lavoro, ma sono spaventate da questa sfida?

Trovate ciò che amate. Non perdete mai di vista la vostra passione. Per quel che mi riguarda, essere una scienziata è ciò che ho sempre voluto essere ed è ciò che sono. I miei genitori mi hanno incoraggiato a fare ciò che amavo. Questo è ciò che anch’io incoraggio ognuno a fare. Potete trascorrere un’intera vita a realizzare i sogni degli altri, ma se avete un sogno vostro, non aspettate. Trovate un modo per realizzare quel sogno. Non lasciate che la gente vi dica che è impossibile o sciocco. La cosa bella dei sogni è che non finiscono mai. La cosa bella delle esplorazioni è che non hanno mai fine.


Hai detto spesso che la gente non ha a cuore gli oceani perché “non puoi tenere a qualcosa che non vedi o non conosci”. Pensi che le persone ignorino ancora l’importanza degli oceani per la vita del nostro pianeta?

L’oceano è alla base del sistema ecologico della Terra, e il fondamento del sistema ecologico dell’oceano sono i suoi abitanti. L’oceano è vivo. L’ossigeno è prodotto da esseri viventi che sono parte del sistema, e le catene alimentari nel mare sono alla guida di questi sistemi. Togliete la vita dagli oceani e non avremo più un pianeta che funziona. Tutte le forme di vita hanno bisogno di acqua, ma anche di altre forme di vita per generare ecosistemi sani e complessi. Abbiamo un punto di vista esclusivamente “terrestre” su ciò che dobbiamo fare per prenderci cura del pianeta, come se l'oceano non avesse importanza, o forse la gente pensa che, essendo così vasto, niente possa nuocergli. 


Puoi raccontarci dei progetti realizzati con la fondazione “Mission Blue” da te creata?

Come fondatrice di “Mission Blue”, desidero ispirare azioni per esplorare e proteggere gli oceani. In collaborazione con l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), lavoriamo per formare una rete globale di aree marine protette chiamate Hope Spots, che sostengono singoli individui o comunità in tutto il mondo nel loro sforzo di proteggere i mari. Offrono dunque possibilità concrete di ripristinare la salute del "cuore blu del pianeta". Con questa idea, chiunque può proporre un sito da proteggere. Insieme, tutti questi Hope Spots stanno creando una rete globale a sostegno della conservazione degli oceani, che i leader mondiali e gli attori istituzionali non possono ignorare. Le aree marine protette sono come i parchi nazionali sulla terraferma, dove attività dannose quali la pesca, le trivellazioni e le estrazioni di minerali sono limitate. Ci sono attualmente più di 70 Hope Spots e 300 nuove nomine in attesa. Il mio desiderio è che ognuno si senta custode degli oceani. 


Ci dici cinque piccole cose che ognuno di noi può fare, nella vita di tutti i giorni, per collaborare alla salvaguardia degli oceani? 

Conoscenza e consapevolezza sono la chiave per fare la differenza. Esci ed esplora, meravigliati e fai domande. Che sia un ruscello, un fiume o una spiaggia, scopri la vita che c’è in acqua. Condividi la tua ispirazione: magari fai un video o suggerisci un progetto scolastico alla tua insegnante, come ad esempio la pulizia di una spiaggia. Documentati sugli Hope Spots e sulle diverse organizzazioni non governative (Ong). Mission Blue coopera con più di 150 partner in tutto il mondo. La nostra lista di Hope Spots cresce di continuo, puoi vederla sul nostro sito www.missionblue.org.

Prova a ridurre il consumo di plastica. Se già fai la spesa con una borsa di stoffa o usi una bottiglia più volte, cerca di diminuire il consumo di altra plastica, come cannucce o altri oggetti usa e getta. Fai un inventario, scopri quali rifiuti si accumulano nel tuo cestino o, peggio ancora, sulla spiaggia. 

Scopri da dove viene il pesce che mangi. Prova a limitarne il consumo, o meglio ancora, prova a scegliere di non mangiarlo. Considero il pesce come la fauna selvatica. Il miglior modo di rimettere in salute i mari è lasciare che si ripopolino. Scegliendo di non mangiare pesce, riduciamo la domanda di mercato per la pesca industriale, che è molto dannosa. 

Scegli di mangiare cibo biologico dove possibile: eliminando l’uso di pesticidi, evitiamo che fuoriuscite nocive entrino nei corsi d’acqua. 

Scegli di andare a piedi o in bicicletta, di prendere i mezzi pubblici o di utilizzare il car sharing. Le emissioni globali di carburanti fossili sono la causa principale del riscaldamento e dell’acidificazione dei mari.




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