Fotografa statunitense, Tana Hoban (Filadelfia 1917 - Louveciennes 2006) era figlia di immigrati ebrei provenienti da Russia e Ucraina.
Dopo la scuola d’arte, si specializzò nella fotografia di bambini, ma senza adeguarsi alle richieste di mercato che li volevano biondi, bianchi e sorridenti: questo la portò a includere nella sua produzione bimbi con diversi colori della pelle, mostrandoli anche tristi o pensosi, durante il gioco o in un momento in cui sono assorti.
I suoi lavori apparvero su importanti riviste americane degli anni quaranta; negli anni cinquanta le sue fotografie entrarono a far parte di due prestigiose esposizioni: una allestita al MoMA di New York, l'altra fu la celebre collezione "The Family of Man" (1955), curata da Edward Steichen.
A partire dal 1970, Tana Hoban iniziò a pubblicare picture book per l’infanzia, ponendo al centro il mondo in cui vivono i bambini, e non tanto i bambini stessi: “Voglio che sia il lettore – spiegava – a mettere se stesso dentro il libro”. Su Andersen n. 381 di aprile 2021, in un articolo firmato da Mara Pace, si legge: “L’assenza di parole, comune a molti suoi libri, invita a parlare, a chiedere, e diventa occasione per una vera lettura dialogica. Le sue fotografie chiedono di essere guardate in modo libero e creativo, i libri non conoscono confini linguistici e sono adatti anche a lettori con disturbi specifici dell’apprendimento”.
Negli anni ’80, Hoban si concentrò sulla prima infanzia, proponendo libri per la fascia 0 – 3 fino ad arrivare, a inizio anni ’90, alla serie con disegni neri su fondo bianco e disegni bianchi su fondo nero, caratterizzati da contorni netti, un progetto pensato per la vista ancora poco sviluppata dei neonati. “I suoi libri – continua l’articolo – hanno lasciato una traccia profonda nella storia dell’editoria per l’infanzia e rappresentano ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per chiunque si occupi di progetti fotografici per bambini”.